“Non possiamo permetterci di assistere a superficialità e disattenzione dei Governi nei confronti di un’agricoltura ridotta ad uno stato comatoso”. A dichiararlo sono stati Giosuè Catania Commissario f.f. di presidente di CIA Sicilia orientale e Giosuè Arcorìa, presidente di Confagricoltura Catania alla conferenza stampa congiunta organizzata questa mattina per lanciare un ultimo disperato appello alle Istituzioni: mentre Roma ritarda e Palermo tace, l’agricoltura muore. Sono intervenuti anche i vicepresidenti, Salvatore Grosso (Cia SO) e Vincenzo Romeo (Confagricoltura Catania). Numerosi gli agricoltori e i sindaci presenti.
“Da mesi si attende lo stato di eccezionalità e la declaratoria per delimitare le zone maggiormente colpite dalla siccità e dalla mancanza di risorse idriche attuando le misure di sospensione e deroga di tutti i pagamenti in capo alle aziende– hanno aggiungono i due presidenti – Il Governo Regionale faccia valere a testa alta le ragioni della Sicilia nei confronti del Ministro dell’Agricoltura e dell’intero Governo Nazionale, spesso disattento e superficiale nei confronti del Sud”. Si stimano danni complessivi per circa 2 miliardi di euro.
“Gli agricoltori non hanno più fiato in gola e ad oggi oltre a scontare decenni di mancata programmazione prendiamo atto che siamo all’anno zero – hanno commentato i due presidenti –Dalle ultime elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo la politica sembra aver perso la voce e l’interesse per l’agricoltura siciliana nonostante cariche importanti ai vertici delle istituzioni nazionali e pochi segnali registrati non bastano”.
“Non piove da più di un anno, la Sicilia da bollino rosso già viene equiparata alle regioni del Nord Africa con una perenne siccità che ha assunto i termini di una consapevole crisi climatica. Gli invasi sono a secco, con il 50% in meno di acqua invasata rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: 260 milioni di m3 di acqua di cui solo 120 milioni di m3 utilizzabili. La diga Pozzillo registra un ammanco del 90% senza alcuna speranza di utilizzo per la Piana di Catania. E non si prevedono da qui alle prossime settimane fenomeni piovosi, anzi prolungate temperature torride che stringono la Sicilia in una morsa di fuoco.
“Stiamo assistendo ad un impoverimento continuo del tessuto economico e sociale nel nostro territorio –hanno sottolineato anche i vice presidenti Salvatore Grosso e Vincenzo Romeo– con gravi ripercussioni sulle aziende cerealicole e zootecniche innanzitutto, ma a seguire, tutto il resto delle produzioni”.
Le statistiche parlano del 60% di produzione in meno in Sicilia di grano e di un 80% in meno di foraggio nelle province di Catania e nel basso ennese. Centinaia di campi cerealicoli sono vicini alla desertificazione; il prezzo del grano nonostante le poche quantità, registra prezzi poco remunerativi e la Sicilia rimane condannata alle importazioni di grani di dubbia provenienza e cattiva qualità. Le aree più interne, dove gli allevatori sono costretti a portare a macellazione i capi più anziani, sono destinate allo spopolamento. Almeno 2000 ettari di superfici di agrumeti (nelle aree dove da due anni non si distribuisce acqua dalla bonifica o nelle aree prive di pozzi artificiali) sono in abbandono, con una essiccamento irreversibile delle chiome. Quest’anno, non ci saranno né carciofi né ortaggi da pieno campo, né produzione di olive”.
“Se è vero che non piove da un anno, altrettanto vere sono le responsabilità – hanno sottolineato con delusione Giosuè Catania e Giosuè Arcoria – se in tanti comuni non c’è l’acqua per bere e si assiste a lunghe turnazioni; se gli invasi sono vuoti; se le reti restano fatiscenti; se non si sono trovate le soluzioni pianificate attraverso un piano straordinario di interventi”.
“Il cambio di passo si rende necessario – hanno sottolineato Catania e Arcorìa – non solo per la programmazione degli interventi in rete sul medio e lungo periodo, ma anche per l’emergenza”.
Le richieste delle organizzazioni: Decretare la eccezionalità della crisi climatica in Sicilia e procedere alla declaratoria dei danni, attuando le misure di sospensione e deroga di tutti i pagamenti in capo alle aziende (imposte, tributi, assuntori di mano d’opera); procedere all’esonero dei ruoli consortili irrigui e ordinari degli ultimi due anni; individuare forme di ristoro economico per le aziende agricole; utilizzare le poche risorse idriche per salvare le campagne, stante le gravi responsabilità della Regione nel non aver avuto la capacità di captare e conservare le acque piovane e del sottosuolo, depurare le acque reflue, intervenire con efficacia nelle manutenzioni e nella sostituzione delle condotte colabrodo responsabili delle copiose perdite vicine al 50%.
Inevitabile il riferimento dei due rappresentanti di Cia SO e Confagricoltura Catania alla mancata riforma dei Consorzi di Bonifica, al palo da ben 29 anni, e al Piano idrico che con una dotazione di 1,6 miliardi, si spera non sia un altro flop, come lo sono stati i 31 progetti bocciati e gli interventi ancora non conclusi per il completamento dell’invaso Pietrarossa, la pulizia degli scarichi di fondo degli invasi; o il paradosso dell’invaso di Lentini che pur avendo l’acqua non si può utilizzare a pieno regime.